ADDIO BATTIATO, GENIO FUTURISTA.

Seppur le indiscrezioni sulla malattia che lo aveva costretto al ritiro dalle scene nel 2019 non abbiano mai smesso di circolare, che la bandiera bianca arrivasse a sventolarla proprio Lui non ce lo aspettavamo. Forse perchè spesso ci difendiamo talmente tanto da ciò che non vorremmo che accada mai da finire per allontanare dalla nostra mente ogni forma di preparazione a certe partenze. Perchè l’Arte del Maestro con cui siamo entrati in contatto almeno una volta nella nostra vita, lo ha fatto così prepotentemente da renderla parte di noi per sempre, così come l’Uomo.

Cantautori italiani meritevoli di lode la storia ce ne ha consegnati tanti, inCantautori no.

La voce rassicurante di Battiato ci ha più volte raccontato sentimenti di cui lui stesso aveva pudore, ci ha guidato verso strade di spiritualità esoterica, ci ha educato alla filosofia.

Il suo stile non può essere etichettato in alcun modo, l’essere eclettico gli ha sempre permesso di esplorare mondi musicali disparati e sempre nuovi, donando loro una personalità come pochi hanno saputo fare, non abbandonando mai la vena colta e raffinata che lo ha sempre contraddistinto.

La sua carriera inizia nel 1965 come Francesco Battiato ma è nel 1972 che pubblica il primo album a firma Franco, “Fetus”, un concept album che già dalla copertina (un feto appunto, all’epoca ovviamente censurato) appare avanguardista. Ed il successivo, “Pollution” non è da meno.

Il sodalizio col violinista Giusto Pio lo traghetta agli inizi degli anni ’80 quando, prima con “Patriots” e poi con “La voce del padrone” raggiunge il successo di massa a suon di musica electric pop e testi criptici.

In quegli anni si impone anche come talent scout portando al successo due delle voci femminili migliori del panorama musicale italiano di tutti i tempi, Alice e Giuni Russo, sue partner in più di qualche canzone e tourneè.

La svolta artistica arriva a metà degli anni ’90 con l’incontro con Manlio Sgalambro, periodo nel quale il Maestro ci regala, tra l’altro, i versi poetici de “La cura”. Sodalizio che continuerà fino alla morte del filosofo, nel 2014.

Nel suo ultimo album del 2019, testamento musicale suonato dalla Royal Philharmonic Concert Orchestra, cantava: “Finchè saremo liberi, torneremo ancora”.

Noi rimaniamo qui ad aspettarti, ciao Maestro.

Emiliano Nuccetelli

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