Il vantaggio è sentimentale – Intervista al regista Cristian Scardigno
Venerdì sera, appuntamento in un locale di Cisterna di Latina. Conosco Cristian molto poco, ma ricordo che è una persona molto disponibile. Preparo il registratore ma anche carta e penna perché della tecnologia non ho molta fiducia. Lui arriva sorridendo, ci sediamo e iniziamo a parlare. È chiaro da subito che la passione che Cristian ha per il cinema è trascinante, grande è l’emozione e la felicità che trapela dalle sue parole quando mi parla del suo lavoro. Il modo in cui descrive i colleghi e gli attori del set richiama un senso di familiarità, verrebbe voglia di vederlo all’opera. Dopo essersi laureato al Dams e aver frequentato l’Accademia di Cinema Griffith di Roma inizia la sua attività di regista scrivendo e dirigendo cortometraggi. Del 2008 Anch’io ti amo, che vince il premio “Miglior Corto Scuole Cinema sul tema: Gli Altri” al festival “IlCorto.it Festa Internazionale di Roma 2008”; con Nella sua mente (2009), vince come miglior regista al “Wirral International Film Festival 2009” a Liverpool (Inghilterra). La terra sopra di noi ha ricevuto, tra gli altri riconoscimenti, il premio per la Miglior Regia, la Miglior Attrice e la Miglior Attrice non protagonista al “Wirral International Film Festival 2010” e il premio miglior Docu-Drama straniero all’ “International Short Film Festival of India”.
Lo incontro per parlare del suo primo lungometraggio Amoreodio, film che racconta, attraverso una terribile storia di violenza, l’aridità emotiva dei ragazzi che vivono in questo momento storico, il nostro presente. Attraverso il film Cristian accende una luce sulla “società degli educatori”, come lui stesso la chiama in un’intervista, in cui insegnanti e genitori forse dimenticano che l’educazione non è solo culturale ma anche emotiva.
Parlami di Amoreodio, il tuo ultimo lavoro e il tuo primo lungometraggio. E’ ispirato a casi di cronaca nera.
Il film prende spunto da fatti di cronaca che ho ascoltato nel corso degli anni attraverso i media. Per la stesura del soggetto del film tutto è cominciato dal personaggio di Katia, la protagonista, e dal suo rapporto con Andrea. Mi sono concentrato sul loro amore perverso, sui rapporti di coppia tra gli adolescenti in genere e sulla loro “assenza” dalla realtà, sulla mancanza di ambizioni e sul senso di vuoto emotivo che si portano dentro. Il film è ambientato ai giorni nostri, i social network sono molto presenti. Ecco che presto non ho provato più interesse per i casi di cronaca in sé; mi interessavano più gli adolescenti, il loro rapporto con le altre generazioni, a cominciare dai genitori.
Sei appena tornato dal Canada per il “World Film Festival” di Montreal, come è andata?
È andata benissimo. C’è stata un’organizzazione perfetta, ci hanno accolti in maniera incredibile, mi sono sentito coccolato. Ho conosciuto molti registi provenienti da tutto il mondo, anche italiani, mi è sembrato un sogno. Sono andato lì con il produttore esecutivo e con l’attrice protagonista, ci siamo seduti in sala e abbiamo visto il film proiettato sul maxi-schermo. Quelle cose che sogni fin da bambino. Ho visto il pubblico in fila con il biglietto in mano. Mi veniva voglia di andare lì e ringraziare tutti uno per uno…
Qui in Italia quando potremo vederlo?
Per l’Italia stiamo aspettando l’esito di un paio di festival. Per la distribuzione è ancora da vedere, speriamo di trovarne una a breve, siamo fiduciosi. Magari avendo ottenuto un buon successo all’estero riusciremo ad attirare l’attenzione di una buona casa di distribuzione qui in Italia.
Come hai scelto gli attori per Amoreodio? Ho visto il film e sono tutti davvero molto bravi.
In maniera molto semplice, abbiamo messo un annuncio online. Sono state fatte 4 o 5 sessioni di provini subito dopo la stesura della sceneggiatura, e le selezioni sono durate quasi un anno. Abbiamo trovato Francesca e Michele. Ora è scontato dirlo, ma erano perfetti. Ho seguito personalmente i provini e le selezioni degli attori. In realtà io ho il difetto di seguire ogni singolo passo della costruzione di ogni mio lavoro. Dalla scrittura della sceneggiatura all’ultimissimo ritocco di post-produzione.
Parlami degli attori.
Francesca Ferrazzo, nel ruolo di Katia, è di Aprilia, ha vissuto ad Anzio e ora abita a Roma. Ma io l’ho conosciuta ai provini, è un caso che sia delle nostre zone. Michele Degirolamo, nel ruolo di Andrea è di Monopoli. Provinato a Roma e portato a girare in Puglia, nella sua terra, anche questo un caso. Raffaele Buranelli, nel ruolo del padre della protagonista, è romano. Mentre l’attrice che interpreta la madre, Chiara Petruzzelli, è di Novara, e con il mio film ha esordito al cinema. Lei è un’attrice di teatro. Aveva fatto un provino online mandando un video. Io ero molto spaventato dal dirigerla, ma poi ho scoperto che ha un bagaglio di conoscenza incredibile, ha capito subito quello che volevo. Anche Michele ha fatto molto teatro; in lui ho trovato delle micro espressioni facciali indescrivibili. Francesca era imbrigliata in un ruolo molto duro. E’ incredibilmente brava, a 24 anni trovare un’attrice di cinema così non è facile. Nel cinema indipendente ci sono dei talenti mostruosi. Se a me oggi dicessero “scegli i protagonisti tra tutti gli attori che vuoi”, io sceglierei di nuovo loro. Sono perfetti, mi sento molto fortunato, sugli attori pesava tutto il film. Reggere questa storia a livello emotivo non era facile.
C’è un attore di Cisterna in questo film che ha partecipato a quasi tutti i miei lavori: Lorenzo Mangiapelo, il bambino, è presente in La terra sopra di noi, Nella sua Mente, ha recitato anche in grandi produzioni come la serie TV Roma, nell’ultimo film del regista di Benvenuti al Sud e in uno spot della FIAT. In pratica, lavora più di me!
Come vi siete preparati per questo film?
Abbiamo fatto delle prove, prima di andare in Puglia, 5 o 6 incontri in cui abbiamo costruito scena per scena. Poi abbiamo parlato di come vedevamo i personaggi, anche se le chiacchiere lasciano sempre il tempo che trovano, e bisognava andare sul concreto. Io lavoravo con loro, se era necessario cambiavo o tagliavo i dialoghi. Siamo arrivati tutti e tre, io e i due attori, molto preparati. Fare un film ha dei tempi particolari, arrivi sul set la mattina presto poi magari stai fermo per ore, oppure fai un ciak e lo ripeti, lo ripeti, lo ripeti, sperando di non togliere tutta la naturalezza alla recitazione. Le attese sono snervanti. Per fare le luci ci vogliono ore. Gli attori devono essere molto concentrati. Poi ognuno ha il suo metodo. Michele prima di andare in scena lo trovavi nel suo mondo a gironzolare con l’Ipod, Francesca invece era molto più tranquilla e sicura. Anche i ruoli che interpretavano forse li portavano ad una diversa preparazione. Il ruolo di Francesca era di una freddezza e un cinismo unico, anche se in una scena ammetto di essermi commosso nel vederla recitare. Non anticipo nulla, ma in una scena in cui piange è di una credibilità unica…non puoi ignorarla, non puoi non provare empatia. Il personaggio di Michele invece ha un percorso diverso, ha tutto un arco particolare. Se confronti il suo viso all’inizio e alla fine del film sembra invecchiato di almeno 5 anni. Fisicamente ha sentito dentro le emozioni e l’evoluzione del ruolo.
Le musiche dei tuoi lavori sono originali?
Sì, le musiche sono tutte originali, quelle di Amoreodio sono di Mauro Del Nero. È la prima volta che collaboriamo insieme, ma lo conosco da diversi anni. Abbiamo impostato insieme quella che doveva essere l’atmosfera del film e il risultato è stato davvero notevole. Mauro riesce ad incamerare ciò che gli propongo e poi compone così, sul momento, solo guardando la scena per pochi secondi. E’ un talento naturale.
Quelle di Nella sua Mente, erano di Vincenzo Ramaglia, il mio direttore di Accademia, ha vinto anche un premio come migliore colonna sonora al Festival “Tulipani di seta nera” a Roma.
E che mi dici del direttore della fotografia? Ho notato che in tutti i tuoi lavori è sempre lo stesso.
Sì, Francesco Crivaro, siamo cresciuti artisticamente insieme.
Francesco lo conosco dall’Accademia, quindi dal 2007. E’ di Torino, ma in realtà è un cittadino del mondo, è sempre in giro. Abbiamo realizzato insieme il primo corto Anch’io Ti amo e poi tutti i miei lavori li ho fatti con lui. Con il direttore della fotografia deve esserci un rapporto totale, una fiducia completa. Il film lo fai con lui. Visivamente, quello che vedi sullo schermo lo realizzi “a quattro mani”. Con Francesco è tutto automatico. Dalla lettura della sceneggiatura lui sa già quello che voglio. In questo film ha fatto anche da operatore. A volte sul set bastava uno sguardo.
Un movimento di macchina, al primo ciak, magari viene così così. Ci guardiamo e lui dice “ok, ho capito”. Spero che continui a lungo questo “matrimonio artistico”.
In questo ultimo film ho notato un grande salto di qualità. Che cosa è cambiato?
Sono cresciuto. In ogni lavoro cresce la consapevolezza di quello che stai facendo. Fin dalla sceneggiatura, io stesso ho avvertito dei cambiamenti. E poi visivamente il film è cambiato dal punto di vista tecnico. Sarà che abbiamo anche utilizzato una nuova macchina da presa rispetto ai lavori precedenti, la Red One. Tra l’altro, la stessa che era presente sul set di The Social Network di David Fincher. Spero ci porti fortuna.
Il film è stato girato in Puglia. Perché hai scelto quella location?
Amoreodio è stato girato a Torremaggiore in provincia di Foggia. A noi serviva un paesino piccolo. Qualsiasi posto in Italia andava bene. Avevamo il produttore esecutivo che è di Torremaggiore, lui è uno dei soci della nostra produzione, la Underdog Film. Abbiamo avuto il supporto del comune e dei commercianti della zona. Poi abbiamo vinto il bando della Apulia Film Commission. Noi sconosciutissimi, al primo film, avevamo partecipato al bando dicendo “Ma sì, proviamo! Tanto…”. E invece abbiamo vinto. In Puglia abbiamo trovato tutto quello che ci serviva, la gente è stata incredibile, una grandissima disponibilità. Senza l’ospitalità delle persone non avremmo potuto portare a termine il film. Il budget era basso, la troupe era ridotta. Abbiamo lavorato tutti duramente. Ma nonostante le difficoltà siamo andati avanti. Si è creata come una famiglia. Siamo stati lì 4 settimane. Abbiamo girato il film esattamente un anno fa.
Hai già in mente il prossimo lavoro?
Ho la sceneggiatura alla quale stavo lavorando prima di Amoreodio, ma quel film richiederà un altro tipo di impegno, un altro tipo di sforzo economico, di lavorazione, quindi per ora mi dedico ad altro, alla promozione di Amoreodio e a lavori con la società della quale faccio parte, la Underdog Film. Da poco con la Underdog abbiamo girato un documentario in Russia, acquistato da una televisione tedesca, e diretto da Francesco Crivaro e Elena Alexandrova. Fra poco inizierò un film da assistente alla regia, ruolo che richiede decisamente altri tipi di responsabilità.
Tu abiti a Cisterna? Com’è fare il regista e vivere in provincia?
Per me Cisterna rappresenta le radici. Ma è un continuo andare fuori, passo la maggior parte del tempo a Roma, lavoro lì. Credo che sentirò sempre il bisogno di tornare a Cisterna. Mi dà tranquillità, c’è la mia famiglia. Fortunatamente dista pochi chilometri da Roma, per cui mi sento molto fortunato.
Hai fatto anche un progetto cinematografico sulla storia di Cisterna, La Terra sopra di noi, cortometraggio che racconta la storia degli abitanti di Cisterna costretti a rifugiarsi sotto le grotte di Palazzo Caetani durante i bombardamenti del 1944.
L’appartenenza a questa città, a quella storia, mi ha fatto trasporre sullo schermo i racconti di mia nonna.
L’idea probabilmente c’è sempre stata fin da quando ero piccolo.
Hai presente quando da bambino ti raccontano le storie del passato? “Sai, durante la guerra, io facevo questo, o quello…” Magari stai lì ad ascoltare senza prestare troppa attenzione. Poi cresci e cerchi una storia. E ti rendi conto che ce l’hai davanti agli occhi, non puoi non raccontare quella. È un progetto che mi ha cambiato la vita. L’ho prodotto da solo. Sono stato un anno a scriverlo e a cercare fondi, una settimana di riprese e 6 mesi per il montaggio. È un corto che ha partecipato a 30 festival nel mondo in tre anni. La terra sopra di noi mi ha fatto capire che ero pronto per un lungometraggio.
Com’è stato girare un corto a Cisterna, nel tuo paese? Più i vantaggi o gli svantaggi?
Beh, essendo l’unico di Cisterna nel team di pre-produzione, è stato piuttosto faticoso.
Il vantaggio lo vedo quando mi siedo accanto a qualcuno a vedere il corto. È stato emozionante stare sotto le grotte. Quel posto dà emozioni fortissime, stare lì 5 o 6 giorni… è stato come rivivere quei momenti reali del ’44. C’era la fatica del film, ma c’era soprattuto un’emotività forte che ha coinvolto non solo me, ma anche le persone che sono venute da fuori. Girare quella storia nel posto in cui è accaduta quella storia. Il vantaggio è sentimentale. Sai che stai facendo il lavoro sempre sognato nel posto in cui sei nato e cresciuto.
È stato emotivamente forte. Dopo aver letto la sceneggiatura, le persone della troupe sono scese sotto le grotte e hanno avuto bisogno di un attimo di silenzio. Quel silenzio che io sento sempre ogni volta che scendo lì sotto.
Spengo il registratore, è quasi un’ora che parliamo, ringrazio Cristian per la gentilezza e mi auguro sinceramente di vedere Amoreodio proiettato su un maxi-schermo cinematografico in una qualsiasi città del nostro Bel Paese.
– Marianna Cozzuto –
Contatti:
http://www.cristianscardigno.com
Al Festival di Annecy, in questi giorni, Francesca Ferrazzo ha vinto il premio come migliore attrice protagonista! Complimenti a Francesca e a Cristian Scardigno!!!!