Keith Haring: 1990-2015

Quanti di voi conoscono l’arte neo-pop di Keith Haring? Impossibile non aver mai visto i suoi omini e le loro sagome, i colori decisi, forti e vibranti, tratti distintivi del suo graffitismo e delle sue installazioni. Proprio oggi ricorre l’anniversario della sua morte, avvenuta nel 1990 a soli 31 anni perché malato di AIDS.
Suo padre, ingegnere, disegnava vignette, e proprio grazie al suo esempio e incoraggiamento inizia anche lui a disegnare. La sua produzione artistica copre soltanto un decennio, ma tanto basta per portarlo alla ribalta.
Molto amico di Madonna e di Warhol, frequenta i locali notturni dell’East Village, il Lucky Strike o il Club 57, e comincia a vivere a fondo questa città così diversa dalla Kutztown nella quale era nato. New York ha tutto da offrire, e purtroppo in quegli anni il virus dell’AIDS comincia a diffondersi invisibile. Lui, Haring, non più timoroso di ammettere la sua omosessualità, si sazia della rischiosa promiscuità sessuale che la Grande Mela gli serve.
Ma New York non lo colpisce solo per questo, naturalmente: sono i graffiti sui vagoni della metropolitana a folgorarlo, e così inizia anche lui ad esprimere la propria arte sui treni cittadini, facendone innamorare anche i poliziotti che più volte lo portano al commissariato.
Alcune delle sue opere sono presenti anche in Italia, molte altre lo sono state. Sì, ho scritto al passato, perché in diversi casi i suoi graffiti sono stati purtroppo cancellati, come quello realizzato lungo la linea A della metro romana, nel tratto scoperto tra le fermate Flaminio e Lepanto, sul Ponte Pietro Nenni, tolto nel 2001, oppure quelli creati su una parte di Palazzo delle Esposizioni ripulita nel 1992.
Ad oggi è possibile vedere le presenti opere in Italia:
- Murale Tuttomondo creato a Pisa nel 1989 su una parete della chiesa di Sant’Antonio Abate
- Installazione Three Dansing Figures a Sesto Fiorentino
- Un disegno a china rossa e near dedicato alla curatrice della sua prima mostra italiana, Francesca Alinovi, conservato a Bologna.
-Eleonora Materazzo-