Doraemon Il Film al #RFF9

Domenica 19 ottobre: no, non si direbbe proprio, dalle temperature sembra piuttosto di essere ad agosto. Il sole picchia alto su una Roma come sempre colma di turisti, e io, in una affollata via Veneto, salgo sul bus della “Linea Cinema” e mi dirigo all’Auditorium Parco della Musica per il Festival Internazionale del Film di Roma. Quando arrivo alle 11.30 sono già tantissimi i teenager appostati lungo le transenne in attesa della star che sfilerà sul red carpet nel pomeriggio. Ma non sono qui per questo, per stare ore sotto il sole circondata di bambine urlanti.

La mia proiezione è alle 12.00 in sala Santa Cecilia. Più mi avvicino all’entrata dell’Auditorium, più un motivetto è chiaro alle mie orecchie. Non sono molte note, eppure questo tema mi è più che familiare, scava nella mia mente e mi riporta alla mia infanzia. È l’inizio della sigla storica di un anime creato da Fujiko F. Fujio nel 1969 e arrivato per la prima volta in Italia nel 1982. Certo, io non ero ancora nata, ma le repliche in tv le ricordo benissimo. Protagonista era quel gattone robot tondo tondo, bianco e blu, col campanellino al collo e una strana tasca piena di particolari e fantasiosi oggetti, i chiusky, utili per ogni occorrenza: Doraemon. Non aspetto di vedere qualcuno vestito da Doraemon sfilare sul red carpet. Entro. La sala è piena di adulti e bambini. Dopo una breve presentazione, si spengono le luci, il film sta per iniziare.

La storia ripercorre l’origine dell’anime: Nobita è un ragazzino di 10 anni dolce e altruista, ma fin troppo pigro. Va male a scuola, è svogliato, imbranato e non fa nulla per cambiare tutto ciò. Per questo il suo pronipote gli fa visita dal XXII secolo e lascia Doraemon al suo fianco, affinché possa aiutarlo, con vari viaggi nel tempo e chiusky come il mantello dell’invisibilità, il cova amore, il pane memorizzante, lo spray fissa nuvole e l’immancabile elica kopter, a essere finalmente felice.

La grande novità è che per la prima volta si abbandona la tradizionale grafica che ha rappresentato Doraemon e gli altri personaggi per tanti anni per abbracciare la CGI. Tutte le immagini sono generate al computer, e se da una parte è il modo ideale per commercializzare il film (anche in 3D) e presentarlo alle nuove generazioni, dall’altra un po’ di nostalgia per noi un po’ più grandi c’è. Con la nuova grafica manca l’immediatezza dei disegni a matita, alcune sfumature nelle espressioni e nei dettagli si perdono e non è visivamente da reputare all’altezza di altri prodotti del nostro tempo. Ma le intenzioni rimangono invariate, il senso e le morali che ricordiamo sono ancora lì, integre e pronte per essere trasmesse a chi per la prima volta si appresta a conoscere il mondo di Nobita e la sua profonda e sincera amicizia con il gatto del futuro, perché il film è evidentemente destinato ai più piccoli. I temi trattati, agli adulti, sembreranno banali, ma sono immancabili in un film per bambini: la ricerca della felicità e dell’amore, il raggiungimento della fiducia in sé stessi, il riuscire a fare a meno degli aiuti esterni e cavarsela con le proprie forze per superare ogni difficoltà. imm2 Alla fine le luci si accendono mentre sullo schermo scorrono le ultime immagini dei titoli di coda. Il film, seppur incerto graficamente, è stato un misto di vivacità, divertimento e tenerezza. I bambini in sala hanno riso e si sono divertiti, e forse innamorati di Doraemon come successe anni fa ai loro genitori.

Doraemon 3D sarà proiettato nelle sale cinematografiche italiane dal prossimo 6 novembre.

– Eleonora Materazzo –

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